focus sull’industria tessile

La notizia che ha riaperto un dibattito importante per la sicurezza nei luoghi di lavoro è, purtroppo, la tragica morte di Luana D’Orazio, operaia di 22 anni, schiacciata da un’orditrice nell’azienda tessile di Oste di Montemurlo in cui lavorava da oltre un anno.

É stata effettuata l’ispezione dei tecnici del dipartimento della sicurezza dell’Asl, che stanno lavorando per ricostruire la dinamica dell’incidente e capire che cosa non ha funzionato. Perché il dispositivo di sicurezza dell’orditoio non è entrato in funzione, bloccando il ruotare del subbio che invece si è trascinato dietro Luana? Due i macchinari posti sotto sequestro: quello che ha ucciso l’operaia e un altro, simile al primo, presente nella stessa azienda. Verrà usato per effettuare un raffronto e valutare le differenze di funzionamento.

Intanto si è provveduto ad iscrivere nel registro degli indagati la titolare dell’orditura (difesa dall’avvocato Alberto Rocca) con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. A seguito di questa tragedia si è riaperto il dibattito sulla sicurezza all’interno nei luoghi di lavoro, per questo è doveroso fare un introduzione sugli aspetti relativi alla salute e alla sicurezza all’interno di queste tipologie di aziende.

Si possono individuare tre ambiti di intervento per quanto riguarda la valutazione del rischio:

  1. la conformità progettistica dei luoghi di lavoro;
  2. i requisiti di sicurezza delle strumentazioni utilizzate;
  3. l’eventuale esposizione a sostanze tossiche.

Per quanto riguarda il primo dei tre aspetti, la valutazione non si discosta da quella che deve essere tenuta in considerazione analizzando i requisiti di sicurezza generici per i luoghi di lavoro, come definiti nel Titolo II del D.Lgs 81/08. Uno specifico accorgimento va tuttavia adottato nell’analisi dei processi produttivi aziendali applicati alla realizzazione di adeguati spazi di lavoro, con l’obiettivo di separare fisicamente reparti produttivi le cui attività potrebbero generare rischi da interferenze lavorative.
Il ciclo produttivo tipico di una azienda tessile, prevede infatti diverse fasi distinte e consequenziali, che possono essere brevemente così riassunte: progettazione dei modelli, taglio, colorazione, confezionamento, stiratura, pulitura e stoccaggio in magazzino. Le diverse fasi sopra sono evidentemente caratterizzate dall’utilizzo di macchinari, strumentazioni, sostanze e dispositivi differenti e possono essere fisicamente collocate in spazi diversi dell’azienda, onde evitare che gli addetti alle diverse lavorazioni si trovino a dover gestire rischi da interferenze lavorative di tipo, per esempio, acustico o chimico.

Relativamente alle strumentazioni utilizzate, va sottolineato che al giorno d’oggi la tecnologia ha prodotto macchine tessili complesse e con un elevato contenuto elettronico, che rispondono a criteri di massima produttività e che, quindi, devono possedere requisiti di sicurezza elevatissimi che siano costantemente aggiornati, esattamente quanto accade anche nel settore della pelletteria.
A titolo esemplificativo esistono numerose tipologie di macchine tessili, a volte molto complesse ed ingombranti: aspatrici, binatrici, filatoi, dipanatrici, garzatrici, presse e torcitrici.
La gran parte di queste attrezzature devono essere utilizzate e manutenute esclusivamente da personale altamente specializzato, e formato anche sugli aspetti relativi alla sicurezza. È opportuno quindi sottolineare come assuma grande importanza, oltre alla conformità ed alla manutenzione degli strumenti stessi, anche la formazione del personale addetto.
Inoltre questi strumenti risultano essere spesso rumorosi, con valori di emissioni sonore al di sopra dei limiti consentiti dalla normativa; è opportuno quindi effettuare periodicamente una valutazione dell’inquinamento acustico e adottare adeguati dispositivi di protezione congiuntamente ad un protocollo di sorveglianza sanitaria.

L’ultimo aspetto da considerare è quello relativo alla valutazione del rischio da esposizione a sostanze pericolose.
In diverse fasi delle lavorazioni tessili vengono impiegate sostanze chimiche tossiche e nocive, per esempio coloranti piuttosto che prodotti utilizzati nella pulizia. Nei confronti di questo rischio è importante tutelare gli operatori attraverso un’attenta valutazione del rischio chimico che tenga conto sia della pericolosità intrinseca della sostanza, che dei fattori di possibile esposizione.


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